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Teatro del Grillo, riuscito l’azzardo di Poe e Calvino

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Teatro del Grillo, riuscito l’azzardo di Poe e Calvino

Due monologhi di autori differenti che sembrano di primo acchito avere poco in comune, eppure. Italo Calvino ed Edgar Allan Poe, ancora di più con i loro rispettivi racconti “La casa degli alveari” e “Una storia dettata dal cuore”, non vengono solitamente accostati, né tanto facilmente portati in scena. Per di più con la forma del monologo. Quelli di Energie endogene meridionali hanno invece tentato l’azzardo. E ci sono riusciti.

Con la regia di Massimo De Pascale, sabato sera al Teatro del Grillo di Soverato è andato in scena “Nel buio del cuore”, uno spettacolo forse da limare in qualche punto, ma sicuramente convincente. Merito soprattutto del protagonista, Mario Marascio, che è tornato in palcoscenico con un lavoro notevole, una prova non indifferente. Se nei primi minuti della rappresentazione, alle prese col soliloquio calviniano, è sembrato lasciare emergere qualche insicurezza, dalla seconda metà de “La casa degli alveari”, Marascio ha preso il largo con una padronanza della scena che ha stregato il pubblico presente in sala, lo ha accompagnato per mano, poi, attraverso il delirio – o l’estrema lucidità? – della Storia dettata dal cuore di Poe, in un voluto crescendo di angoscia e tensione. Con una scena scarna – giusto qualche elemento nel primo monologo, solo, avvolto in una camicia di forza nel secondo -, l’attore ha saputo chiamare in causa l’immaginazione degli spettatori, cosa non scontata, guidandoli nel “vedere” la narrazione stessa.

Protagonisti dei racconti sono infatti due uomini che vivono in solitudine, incapaci a trovare una loro dimensione all’interno della comunità in cui risiedono, degli asociali diremmo oggi. Uno che preferisce la compagnia delle api a quella di ogni essere umano, l’altro ossessionato da un occhio – non da uno sguardo, ma esattamente da una pupilla -; entrambi sono autori di nefandezze, forse solo immaginate ma per lo meno suggerite, entrambi ostentano una calma gelida che contrasta con gli impeti omicidi che li governano. “Nel buio del cuore” se aveva questo come obiettivo, ha centrato il bersaglio: a fine spettacolo rimane un che di disturbante, una sensazione forte, proprio di oscurità dell’anima come suggerisce il titolo, nel pieno rispetto degli autori dei testi da cui il lavoro è tratto. Nel continuo oscillare tra realtà e fantastico.

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