spac festival
Naomi Berrill, magia e incanto per il pubblico del Marca
La violoncellista ha presentato in anteprima al pubblico catanzarese il suo nuovo singolo, in uscita oggi, “Sea warrior” dedicato alla piratessa irlandese Grace O’Malley
SPAc festival d’incanto. Non ci sono altre parole per descrivere l’atmosfera che ieri sera ha regnato al Museo Marca di Catanzaro per la prima catanzarese dello SPAc festival di Teatro del Carro.
Realizzato in collaborazione con il Centro nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni, il South Performing and Acting, SPAc festival è infatti approdato ieri nel Capoluogo di regione, e lo ha fatto giocandosi una delle sue carte più raffinate, Naomi Berrill. Violoncellista, chitarrista, cantante, la poliedrica Berrill ha letteralmente stregato il pubblico presente nel chiostro del Marca, dove ha tenuto un concerto “solo”.
Tra virgolette il “solo”, perché con la Berrill il violoncello non è mai esclusivamente quello che si potrebbe pensare: partendo da una tecnica di base eccezionale, l’ospite dello SPAc festival governa il proprio strumento e lo ha fatto anche ieri sera, con una padronanza invidiabile e magica. Nelle sue mani il violoncello diventa una chitarra – per intenderci, ha messo volentieri da parte l’archetto e ha arpeggiato interi brani -, ma anche strumento a percussione, affiancandolo con una voce eterea, da favola. Oltre ovviamente a suonarlo nella versione “consueta”.
I presenti sono rimasti letteralmente estasiati di fronte a tanta bellezza.
Naomi Berrill, dal canto suo, ha scelto per il pubblico catanzarese una scaletta che ha voluto riservare anche un omaggio alla Calabria, come ha spiegato lei stessa nel corso del concerto: tra albe sul mare e la bellezza naturale incontrata solo dopo un lungo viaggio, le suite dell’album “Suite Dreams” hanno trovato spazio di fianco a cover eccellenti, dal Nick Drake di “From the morning” alla Ornella Vanoni di “Senza paura”, insieme a suoi brani, vere sorprese, come “Gingko biloba”, ispirato all’omonima poesia di Goethe, o ancora la jazzaggiante “Swing me ‘round”, che ha introdotto raccontando un aneddoto su uno dei suoi figli, che si era fatto male dopo un “ballo” esagerato.
Non sono mancate nel concerto per lo SPAc festival le danze irlandesi scritte da Berrill per il violoncello, come “Jig and reel flowers for Ibana” e “Oak and sister spring”, scritta pensando agli alberi del posto in cui vive oggi, da qualche tempo, vicino Firenze.
Un momento speciale è stato poi il poker di brani dedicati a quattro figure femminili straordinarie, ognuna a suo modo, cui Naomi Berrill sente di dovere qualcosa: Nina Simone con “I wish I knew how it would feel to be free”, Billie Holiday con “Now or never”, la compositrice pre barocca Barbara Strozzi con “Che si può fare”, e infine un suo brano, in anteprima per il pubblico catanzarese, visto che esce proprio oggi, “Sea warrior” dedicato alla piratessa irlandese Grace O’Malley.
Lunghissimi e sentiti gli applausi finali che hanno abbracciato la Berrill che ha quindi concesso un encore, un accenno a “Baubles, bangles and beads” di Jobim, che, in realtà, come spiegato dalla stessa musicista, ha origine da un Quartetto d’archi di Borodin.
SPAc festival, il programma
Ma non finisce qua, perché lo SPAc festival oggi offre una seconda possibilità di ascoltare Naomi Berrill dal vivo: questa sera al teatro all’aperto del Parco della Biodiversità mediterranea, ad andare in scena saranno i “Satiri”, uno spettacolo di danza contemporanea firmato da Virgilio Sieni (già direttore della Biennale Danza di Venezia e tre volte Premio Ubu), con i ballerini Jari Boldrini e Maurizio Giunti, accompagnati dal vivo dalla stessa violoncellista Naomi Berrill che eseguirà musiche di Johann Sebastian Bach.
La sessione catanzarese dello SPAc Festival si concluderà sabato sera con un appuntamento di teatro, pensato per i bambini: al Marca ci sarà l’attrice Renata Falcone che con i suoi piccoli collaboratori condurrà un laboratorio sull’Antigone, progetto più ampio del collettivo – di cui Falcone è referente regionale -, chiamato appunto “Antigone”.