Teatro
Manola, Brilli e Noschese divertono con la Mazzantini
Sono un non tempo e un non luogo, quelli di “Manola”. Lo spettacolo diretto da Leo Muscato è arrivato dalle nostre parti nel fine settimana, con una serie di date, tra cui quella al Teatro Comunale di Catanzaro per la stagione proposta da Ama Calabria. Protagoniste sono state Nancy Brilli e Chiara Noschese, due nomi di sicuro richiamo per il pubblico che infatti non si è fatto attendere a nessuna delle recite in programma.
Le due attrici hanno raccontato la storia delle sorelle Anemone e Ortensia Novecento: una storia che non ha una collocazione precisa, anzi, sembra proprio sospesa. Sospesa in quella camera d’albergo in cui è successo qualcosa: la stanza – scenografia di Federica Parolini – è quel che resta di un qualcosa di apocalittico, devastata dalla furia della natura. Superstiti sono un letto, una poltrona e poca altra roba. Ortensia e Manola si alternano nel racconto, senza quasi mai interagire se non alla fine, confessando ogni loro pensiero alla Manola del titolo, che non farà mai la sua comparsa in scena, perché in fin dei conti è il pubblico stesso.
Le due gemelle – Anemone nata solo qualche minuto prima di Ortensia -, sono due lati della stessa medaglia, e proprio in quanto tali sono estremamente differenti: godereccia, colorata, allegra e raggiante la più “grande” (Brilli), delusa dalla vita, sempre vestita di nero, piena di allergie e problematiche, la più “piccola” (Noschese). Le due rappresentano senza troppi fingimenti gli opposti che convivono nella femminilità, con uno prevalente oggi sull’altro per poi invertire la rotta. Succede anche a loro: Anemone, per amore – con tanti punti interrogativi in merito -, diventerà la più remissiva e sciatta, Ortensia si riprenderà ciò a cui aveva rinunciato per anni e anche il suo corpo le risponderà favorevolmente, con addirittura una remissione dell’irsutismo da cui era affetta fin dalla nascita.
Nei fatti non succede nulla sul palco: protagonista è la narrazione, continua, senza soste, a ritmi frenetici, di due esistenze in parallelo, spesso contrapposte, ma legate profondamente: il lavoro di Moscato sul testo di Margaret Mazzantini, è prevalentemente giocato sulla capacità narrativa e attoriale delle due interpreti che lo portano in scena. La stessa autrice, Mazzantini, aveva condiviso il palco nel 1995, con la Brili, diretta da Sergio Castellitto, prima che “Manola” diventasse qualche anno più tardi un vero e proprio romanzo, edito da Mondadori.
In “Manola” Noschese e Brilli entrano ed escono di scena in maniera vorticosa, descrivendo episodi e personaggi da entrambi i punti di vista. Sono divertenti e spudorate, Ortensia e Anemone: parlano di sesso, relazioni, aspirazioni, senza troppi peli sulla lingua; ammettono ognuna le proprie mancanze e frustrazioni, strappando applausi e risate. Sebbene entrambe le attrici abbiano mostrato qualche incertezza – e in quel mare di parole, infinito, pare pure normale -, la pièce è stata travolgente, con gli spettatori portati per mano fino all’epilogo, divertiti e convinti.