Teatro
“L’onesto fantasma”, tutto ciò che può fare il teatro
Cosa può il teatro. “L’onesto fantasma” di Edoardo Erba riassume questo, in estrema sintesi. Scritto dallo stesso regista, lo spettacolo è un insieme di vasi comunicanti, gioca col metateatro, ma lo fa in maniera candida, senza nascondersi, ammettendo subito dove vuole andare a parare.
Andato in scena all’auditorium di Polistena (Rc) e al Teatro del Grillo di Soverato (Cz), L’onesto fantasma racconta di tre amici, attori teatrali, che decidono di mettere in scena un Amleto un po’ particolare: uno di loro, Gallo, interpretato da Giammarco Tognazzi, si rifiuta di prendere parte al lavoro perché gli amici un tempo erano in quattro, ma Nobru è morto e senza di lui nulla è lo stesso. Nobru altro non è che Bruno Armando, attore realmente amico nella vita di Edoardo Erba, scomparso nel 2020: lo stesso Armando vive sul palcoscenico attraverso degli innesti video, che gli fanno fare davvero una parte, in questa pièce. È, manco a dirlo, il fantasma del titolo: Nobru, o chi per lui, decide di fare la sua parte e i tre si ritroveranno a confrontarsi sul mondo teatrale, sui rapporti umani, sul senso vero dell’amicizia.
Ma non finisce qua, perché l’operazione di Erba è squisitamente teatrale: tutto, ma proprio tutto è in chiave Amleto. Shakespeare entra ed esce dalla storia contemporanea degli amici di Nobru, continuamente e trasforma Gallo in un novello principe di Danimarca, e Tito e Costa – rispettivamente Fausto Sciarappa e Renato Marchetti – diventano improbabili Rosencrantz e Guildernstern, ai quali guarda caso è affidata la parte più comica de L’onesto fantasma.
A ricordare allo spettatore il fatto di trovarsi sempre a teatro, se non bastassero i temi del lavoro di Erba, ci pensa anche la scenografia di Alessandro Chiti, completata dalle luci di David Barrittoni: completamente vuota, mostra solo tre elementi, delle pedane modulari in legno, come quelle che formano i palcoscenici, che diventano ciò che serve all’occorrenza, come il letto di Gallo, per esempio.
Nulla da dire sulle interpretazioni: i tre attori sono sembrati perfettamente a loro agio, volti piuttosto noti dal pubblico , specie quello televisivo, ma in realtà porto sicuro per ogni regista.