Classica
L’Anello del nibelungo di Wagner illustrato per la Adol da Maiolo
CATANZARO – Prima volta dell’Anello del Nibelungo a Catanzaro. L’immenso ciclo di Richard Wagner è stato presentato per la prima volta nella sede della Adol, particolarmente gremita e attenta, introdotto dal suo fondatore Domenico Maiolo.
Un’iniziativa che sa di impresa, visto che l’Anello del nibelungo è formato da ben quattro drammi musicali, “L’oro del Reno”, “La Walchiria”, “Sigfrido” e “Il crepuscolo degli dei”.
Come spiegato da Maiolo, l’Anello del nibelungo ha un trama moraleggiante, ispirata all’antica mitologia scandinava e germanica, nella quale rivivono dei, giganti, eroi, draghi e nani, i nibelunghi,
«Ne L’oro del Reno che è il prologo, cioè l’antefatto del ciclo – ha raccontato Maiolo -, il nano nibelungo Alberich ruba l’oro alle Ondine, le figlie del Reno, e forgia un anello magico che, secondo la leggenda, gli permetterà di dominare il mondo. Wotan, il capo degli Dei, sottrae l’oro e l’anello con l’inganno per ripagare i giganti che hanno edificato la sua reggia celeste, il Walhalla. Alberich maledice l’anello e da qui ha origine la tragedia».
«Ne La Walchiria, che è la prima giornata, viene introdotta la figura di Brünnhilde, la fanciulla guerriera figlia di Wotan. All’inizio del terzo atto Brünnhilde e le sorelle cavalcano nel cielo sui loro destrieri alati nella famosa Cavalcata delle Valchirie, la cui musica rende perfettamente l’immagine di questa cavalcata celeste. Brünnhilde disobbedisce a Wotan e per questo egli la costringe a dormire su una roccia circondata dal fuoco da dove solo un eroe potrà svegliarla».
«In Sigfrido che è la seconda giornata, c’è l’eroe che dà nome alla terza opera dell’Anello, è figlio di Siegmund e Sieglinde, due personaggi già presenti nel secondo dramma, ed è l’eroe che Wotan spera riesca a liberare il mondo dalla maledizione dell’anello. Egli fonde insieme i pezzi della spada magica Nothung, appartenuta al padre Siegmund. Con I’aiuto della sua spada magica, Sigfrido uccide Fafner, il drago custode dell’anello. Sigfrido prende quindi l’anello e passa attraverso la cortina di fuoco per svegliare Brünnhilde».
Infine, nel «Crepuscolo degli dei, la maledizione dell’anello ora ricade su Sigfrido e Brünnhilde, per mezzo del perfido Hagen, figlio di Alberich, che vuole impadronirsi dell’anello. Quando Sigfrido è girato di spalle, Hagen gli conficca la lancia nella schiena, uccidendolo. Gli stessi guerrieri di Hagen sono sconvolti dal tradimento, e innalzano il suo cadavere mentre la musica intona la Marcia funebre di Sigfrido. Verso la conclusione, Brünnhilde sale sulla pira funebre di Sigfrido e con il suo sacrificio la maledizione si interrompe per sempre. Le acque del Reno si innalzano, le Ondine rientrano in possesso dell’anello, Hagen affoga e il Walhalla, costruito sulla avidità e la corruzione, sprofonda nel fuoco».
L’anello del nibelungo, la composizione
La composizione del Ciclo de “L’Anello del nibelungo” si sviluppò in un tempo lunghissimo di riflessioni (26 anni, dal 1848 al 1874) nel quale «Wagner scopre e studia decine di poemi antichi nordici concentrandosi principalmente sul Nibelungenlied ,poema tedesco epico anonimo del 1200. Studia anche i Poemi dell’Edda scandinava -1222/1231, trasportando questo immenso retroterra culturale germanico sulla scena musicale ed elaborandolo secondo una propria interpretazione del mondo e dell’esistenza attraverso la lettura di filosofi, soprattutto Hegel, Feuerbach, Schopenhauer e Marx ma anche di tanti altri vari autori».
Maiolo si è quindi concentrato su cinque tematiche, da lui sottolineati nella composizione dell’Anello del nibelungo. Da Rousseau ad esempio deriva il concetto che «La natura è buona ma ci si allontana da questa condizione attraverso la civiltà, la competizione, la sete di potere. Per porvi rimedio, bisogna ritornare alla condizione primitiva».
Ma nell’opera l’esistenza è anche considerata come colpa, «è la visione pessimistica che si riconnette alle teorie di Schopenhauer. Gli Dei,i Giganti e gli altri protagonisti del Ring, per il fatto stesso che sono nati e vivono, errano e soffrono»; «Il potere dell’oro e nell’accumulo di ricchezze, che è poi il cuore di tutto il racconto, che si possono vedere delle influenze delle concezioni di Marx e sono presenti altri simbolismi vari. I più significativi si rifanno al Capitalismo,al Comunismo, all’Anarchismo (simpatizzava per Bakunin) al Nazionalismo (da qui la strumentalizzazione del Nazismo) all’Antisemitismo (a dire il vero più negli scritti che nella sua musica)».
Infine l’immagine di Sigfrido, «l’eroe della redenzione: novello Adamo, primo esponente di una novella umanità che si fa strada nel mondo con la sua innocente determinazione. Nietzsche lo chiamerà il Superuomo, al di là del bene e del male».
«Le caratteristiche musicali sono le seguenti – ha illustrato Maiolo -. Fondere testo poetico e musica nell’unità del dramma che lui chiamava musikdrama assieme al neologismo gesamtkunstwerk- cioè opera d’arte totale, senza rispettare i pezzi chiusi in cui si articolava l’opera tradizionale (arie, duetti, ecc.), dando così vita ad una sorta di melodia infinita (il ciclo dura complessivamente circa sedici ore). L’unità dell’opera è data anche dall’uso dei leitmotiv o temi musicali ricorrenti, associati ai personaggi ed alle situazioni del racconto».
«Volendo riassumere in una formula sommaria il significato generale dell’Anello, si potrebbe ricondurlo al contrasto tra l’amore e il potere: la natura umana è legata all’amore, mentre il potere esige che, per possederlo, si rinunci all’amore. Il potere è sempre frutto di una violenza, e l’unico riscatto possibile da questa violenza è un ritorno alla condizione naturale primigenia, quella che appunto si verificherà al termine delle quattro opere, quando l’oro da cui sarà forgiato l’anello che da immenso potere a chi lo possiede, inizialmente rubato dai nibelunghi alle fanciulle che lo custodivano nelle profondità del Reno, sarà restituito al fiume».
«Per capire questo straordinario ed immenso racconto – ha affermato Domenico Maiolo -, il consiglio è di avvicinarsi al Ring con “mente aperta” senza pregiudizi e senza giudicare ogni singolo accadimento con la nostra mentalità, diversa per epoca storica, per storia, per costruzione culturale».