Si è da poco concluso il tour italiano di Hayward Williams, tra i nomi più importanti del panorama underground americano, tornato in Italia a cinque anni di distanza dall’ultima apparizione nello Stivale.
Una nuova tournée chiusa in Calabria, dove il cantautore del Wisconsin ha fatto sfoggio di un songwriting estremamente raffinato quanto coinvolgente, grazie anche al brillante sodalizio con Brooks Milgate, straordinario pianista di Boston rivelatosi lo sparring partner ideale per condurre quello stile tendenzialmente intimo verso lidi decisamente blues e rock’n’roll.
Ne è chiaro esempio il live sold out allo Stage di Martirano Lombardo, prima tappa calabrese divenuta prestigiosa vetrina anche per la musica locale, promossa attraverso tre opening act piuttosto abituati, nel complesso, a calcare palcoscenici di un certo livello.
È il caso di Chiara Vescio, diciannovenne lametina che può già vantare aperture di assoluto rilievo per gente come The Kolors, Shade, Bianca Atzei e Luigi Strangis, davanti a migliaia di persone.
La giovane cantante ha eseguito due inediti dal taglio tipicamente pop, “Sola” e “Mare Che”, confermando, oltre a doti vocali non indifferenti, anche un’ottima presenza scenica. It pop ancora protagonista nel set di Oras, progetto del cantautore Orazio Manfredi, da San Mango D’Aquino, già vincitore del premio per il miglior inedito al concorso “Chi Fermerà La Musica” con “Molecole”, eseguita assieme a “Fragile”.
Anche per Oras, un curriculum di tutto rispetto culminato nell’apertura a Eman a Catanzaro e nella finale al Premio Mia Martini, senza dimenticare l’esperienza televisiva a “Mezzogiorno In Famiglia” su RaiDue.
Dulcis in fundo, la grande sorpresa della serata: la giovanissima Lucia Rocchetta, agli esordi ma mossa da un talento naturale e un’innata passione per la musica che l’hanno portata a sviluppare un’estensione vocale notevole, sulla scia di punti di riferimento imprescindibili quali Rihanna, Adele e Lady Gaga, omaggiata con una sentita cover di “Always Remember Us This Way”, brano dal coefficiente di difficoltà abbastanza elevato. Tutti gli artisti sono stati accompagnati dal M° Eugenio Aiello, laureato in pianoforte al Conservatorio di Cosenza con il massimo dei voti e lode, costantemente impegnato in una florida attività concertistica in tutta la regione nonostante i suoi ventidue anni. Archiviate le esibizioni dei quattro talenti calabresi, spazio dunque al momento più atteso. Affiancato da Brooks Milgate, Hayward Williams si è dimostrato, una volta di più, storyteller di razza e autore particolarmente dotato, capace di conferire anche in versione unplugged un’aura magica a canzoni totalmente immerse nella tradizione americana, in bilico tra folk, soul e country. Come la splendida “The Reef”, con la seconda voce di Milgate a rievocare le suggestioni gospel della versione originale, o “Fades Away”, dall’ultimo lavoro in studio, “Every Cotton Blue”, l’album più saccheggiato dell’intero set (anche “Coffee & Bourbon”, “Put Down The Fight” e la titletrack). Ad emergere sono proprio le sfumature soul della sua voce, decisamente in evidenza su dolci ballad al lume di candela quali “I Was In Love” e “Meet Me Halfway”, unico estratto da “Pretenders”, probabilmente il suo capolavoro uscito nel 2017. Spetta, invece, al piano honky tonk di Milgate il compito di aumentare i giri e spingere sul concetto di ritmo, dando vita a episodi trascinanti particolarmente apprezzati dal numeroso pubblico dello Stage, trasformato in un moderno saloon di Frontiera da un duo quanto mai affiatato persino nell’esplorare territori più vicini al blues.
Un’alchimia coltivata negli anni e culminata nei Coyote Brothers, progetto di Williams con John Hardin impreziosito dalla presenza del tastierista del Massachusets, principale artefice delle scorribande di “Get The Livin’ Done” ma anche abile cantante solista per la sua “Pale Imitation”, scritta a quattro mano con l’amico Craig Rawding.
In chiusura, due cover d’eccezione: “White Freight Liner Blues” di Townes Van Zandt e un’emozionante “Long Way Home”, solo piano e voce, di Tom Waits, omaggi che certificano il background trasversale di uno dei più interessanti cantautori della sua generazione: dai grandi songwriter degli anni ’70 (Bruce Springsteen, Bob Seger e Van Morrison) al soul di matrice Stax, passando per l’alt-country di Ryan Adams, di cui Williams si conferma degno erede.
Piuttosto soddisfatto, al termine della serata, il direttore artistico dello Stage, Vittorio Lanzo: “Quella con Hayward Williams – dichiara – è stata per noi la prima data con un artista internazionale e, considerando l’enorme successo, con un sold out pressoché immediato, spero sia soltanto la prima di una lunga serie.
Tra l’altro, siamo estremamente contenti perché il riscontro è stato più che positivo non solo per quanto riguarda lo show del cantautore americano, accompagnato da un tastierista straordinario come Brooks Milgate, ma anche per i giovani artisti che hanno fatto da opening act. Il nostro obiettivo è anche quello di promuovere i talenti locali e – conclude Lanzo – il live di Hayward Williams si è rivelato il palcoscenico ideale per dare il giusto risalto alla musica di qualità in Calabria”.