Teatro
Morto il giornalismo, viva i giornalisti, in scena a Crotone
Giornalisti in scena a Crotone. «Spesso ci accusano di recitare un copione scritto da altri, questa volta vi abbiamo accontentati, e l’abbiamo scritto noi, il copione. Come sempre del resto». Sì, perché fare i giornalisti è uno dei mestieri più belli al mondo – se non il più bello, per chi scrive -, ma anche tra i più criticati, secondo forse solo, in Italia, agli allenatori di calcio. E allora perché non scherzarci sopra e ridere di tanti luoghi comuni, forse neanche troppo esclusivi della categoria?
Deve averlo pensato Massimo Giacinto Carvelli, giornalista de Il Quotidiano del Sud, che ha chiamato alle armi i colleghi di Crotone e dintorni, per “È morto il giornalismo, viva i giornalisti”, commedia spassosa scritta dallo stesso redattore con la regia di Rodolfo Calaminici, andata in scena alla Villa comunale cittadina, in una serata tanto affollata quanto afosa.
L’obiettivo, oltre a trascorrere qualche momento insieme, tra le risate, era notevole: il ricavato della vendita dei biglietti è stato destinato alla raccolta di fondi per l’acquisto di un nuovo camper – quello attuale va sostituito – per l’associazione “Volontari di strada”, che ogni sera con il progetto “Camper della speranza – on the road” gira per le strade di Crotone distribuendo pasti caldi ai senza tetto, ai migranti ma anche alle stesse famiglie crotonesi in difficoltà.
L’idea di Carvelli è stata di inscenare il funerale di un giornalista – il suo per essere precisi -, e di far svolgere l’intera commedia all’interno della camera ardente, dove il morto – Carvelli stesso -, era nel letto al centro della sala. Intorno a lui, come per ogni funerale meridionale che si rispetti, si sono alternati personaggi consueti di queste occasioni: becchini indaffaratissimi, sacerdoti sui generis, pettegole di quartiere, zitelle che arrivano a farsi addirittura i selfie col defunto, e poi il solito stuolo di conoscenti che non esitano a dire «Eh, me lo sono cresciuto» riferito al morto, che ai funerali non manca mai.
La situazione era in realtà lo spunto, con tanto di colpo di scena finale, per riflettere sulla professione giornalistica e sull’approccio interno ed esterno che si ha della categoria: con uno spiccato spirito di autocritica l’autore ha riportato soprattutto la spettacolarizzazione del dolore, con tanto di telecamere pronte a fare la diretta dalla camera ardente, e lo stesso atteggiamento, che muta – toh, repentinamente – in tutti, passando dalla difficoltà a prendere parte all’evento alla totale disponibilità, senza esclusione alcuna, al solo sentir dire che “ci sarà la televisione”.
E così, tra personaggi e caricature, alcuni dei giornalisti-attori hanno interpretato loro stessi, tra le ovazioni del pubblico che li ha subito riconosciuti e ha dimostrato di gradire molto queste finte incursioni tra fiction e realtà. Una ventina in tutti i colleghi in scena, qualcuno più riuscito nell’arte della recitazione: su tutte vanno citate le tre “star” che hanno ottenuto letteralmente delle ovazioni da parte dei tantissimi presenti – quasi 800 le presenze.
Parliamo dell’autore, Massimo Giacinto Carvelli, che non ha praticamente detto e fatto nulla se non alla fine – stoico, è rimasto “al suo posto” nel letto dall’inizio alla fine -, di Francesca Travierso nel ruolo di Pina e di Francesca Caiazzo in quello dell’esilarante prefica Mafalda – il suo prezziario con pianto, pianto classico, elegante con litania e mi scippo a faccia come non l’hai visto mai fare a nessuno al mondo, è stato senza dubbio il momento più divertente di tutta la commedia.
Visto il successo, oltre che la bontà del fine dell’operazione, qualche replica non guasterebbe.
Il cast dei giornalisti
Massimo Giacinto Carvelli
Francesca Travierso
Danila Esposito
Giuseppe Laratta
Paolo Polimeni
Antonella Marazziti
Danilo Ruberto
Tiziana Selvaggi
Maria Rosaria Paluccio
Giusy Regalino
Vincenzo Saporito
Vincenzo Montalcini
Giuseppe Pipita
Laura Leonardi
Francesco Vignis
Francesca Caiazzo
Massimo Carlozzo
Angela De Lorenzo
Bruno Palermo