Musica
Festival d’autunno 2024, il bilancio della XXI edizione
CATANZARO – Si è conclusa con la grande festa in musica di Irene Grandi l’ultima edizione del Festival d’autunno ideato e diretto da Antonietta Santacroce, che quest’anno ha compiuto i suoi primi ventuno anni di grandi eventi, cultura, promozione del territorio e attenzione al suo pubblico, senza dimenticare il coinvolgimento dei più giovani. Anche in questa edizione il Festival ha saputo ritagliarsi uno spazio importante a partire dalla sua anteprima estiva che in agosto, come di consueto, nella cornice di Soverato e Montauro, ha dato un assaggio della ben più ampia programmazione che si sarebbe successivamente svolta nel centro storico di Catanzaro, da sempre sede del Festival d’autunno, sostenuto da Regione Calabria/Calabria Straordinaria, attraverso i fondi Pac 2014/20; dalla Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, dal Comune di Catanzaro, dalla Fondazione Carical e da vari Enti privati.
Il prologo in agosto è stato caratterizzato da tre serate apprezzatissime dal pubblico, che hanno spaziato dal raffinato cantautorato di Fabio Concato alla comicità irresistibile di Uccio De Santis, a TaraGnawa, l’omaggio alla musica calabrese e del Mediterraneo. Tre spettacoli profondamente diversi che hanno anticipato l’eterogeneità, la mescolanza di generi, forme artistiche e spettacolistiche, che ha profondamente caratterizzato la stagione vera e propria, svoltasi dal 3 ottobre al 3 novembre a Catanzaro. La programmazione di quest’anno ha introdotto importanti novità, talvolta veri e propri esperimenti, che hanno centrato il bersaglio. Prima di tutto la struttura del Festival, suddiviso in fine settimana tematici: un approccio rivelatosi vincente! Poi assolute novità che hanno coinvolto fasce di pubblico nuove come la prima Festa della danza a Catanzaro, la Lezione Aperta di danza contemporanea; l’incontro dedicato alla spiritualità orientale nel Parco della Biodiversità e, per ultimo, il brindisi conclusivo a suon di musica, con la nuova formula dell’aperitivo in concerto nel San Giovanni a Catanzaro.
Se il finale è stato affidato alla festa di Irene Grandi, che ha inaugurato proprio a Catanzaro “Fiera di me”, il suo nuovo tour celebrativo dei trent’anni di carriera, anche l’esordio del XXI Festival d’autunno non è stato da meno con ben sei eventi per celebrare il centenario della morte di Giacomo Puccini, con particolare attenzione alle peculiarità del nostro territorio, specializzato sin dal Medioevo nell’antica manifattura dei damaschi e proponendo così una immaginaria Via della seta, che ha unito l’arte serica di Catanzaro con quella della Cina di Marco Polo e di Turandot. Protagonista assoluta del primo week-end è stato l’allestimento dell’ultima opera del Maestro livornese, realizzata in coproduzione con Teatri di Pietra Festival, che si è avvalsa della presenza di tre voci straordinarie come Chrystelle Di Marco, Eduardo Sandoval e Leonora Ilieva, dell’Orchestra Filarmonica della Calabria diretta da Filippo Arlia e del Coro Lirico siciliano di Francesco Costa, per la regia di Salvo Dolce. I più giovani sono stati protagonisti di una interattiva Prova generale arricchita dalla partecipazione del direttore Santacroce e dello stesso regista, che, rivelando curiosità, peculiarità dell’opera e “dietro le quinte” hanno consentito agli studenti in sala un ascolto più consapevole e attento.
Oltre all’opera, dal 3 al 6 ottobre sono andati in scena: la Guida all’ascolto di Turandot, a cura di Marco Calabrese, il “Galà lirico. Omaggio a Puccini”, replicato anche a Borgia e Santa Caterina dello Jonio, con i musicisti Giovanni Mazzuca, Giuseppe Arnaboldi e Sabina Fedele, il soprano Giorgia Teodoro e il tenore Alessandro D’Acrissa; la Conferenza sull’arte della seta catanzarese a cura di Oreste Sergi Pirrò; la prima nazionale di “My journey to Beijing” produzione originale di teatro, musica e danza con Alessandro Meacci, Erica Salbego, Diana Neumann, dedicato alla storia d’amore tra la principessa cinese Hao Dong e il navigatore e commerciante Marco Polo, di cui ricorrono quest’anno i 700 anni della morte.
Il fine settimana successivo è stato invece dedicato al grande Jazz internazionale: il palco del Teatro Politeama è stato protagonista della prima nazionale di “Timba Jazz” della pluripremiata Aymée Nuviola con il suo quintetto; del progetto “Mater” con il formidabile trio formato da Trilok Gurtu, Omar Sosa e Maria Pia De Vito. Al San Giovanni è invece andato in scena “A spanish heart”, un doveroso omaggio a Chick Corea, pianista di fama internazionale, di origine catanzarese, realizzato in coproduzione con l’Amersfoort Jazz festival e il Sicilia Jazz Festival. I concerti al Politeama sono stati preceduti alle ore 18 dalle masterclass degli artisti, essendo il Festival da sempre fedele alla mission della disseminazione culturale tra il pubblico.
Il terzo weekend ha ospitato la prima Festa della danza di Catanzaro: un’esperienza varia ed esaltante per tutti i ballerini e non che vi hanno partecipato, che includeva ben quattro eventi: la Lezione aperta di danza contemporanea con il maestro Claudio Scalia e tantissimi ballerini, tutti vestiti di bianco, che hanno letteralmente invaso le sale del Museo Marca; lo spettacolo di danza contemporanea in prima nazionale “Plus Ultra. Oltre il mito” della compagnia Ocram di Marco Laudani e Claudio Scalia; l’incontro con il coreografo Fredy Franzutti; lo spettacolare balletto “Gaité Parisienne” della compagnia Balletto del Sud, dedicato alla Parigi della Belle Époque.
Pubblico insolito, di quello che si vede più negli stadi che non a teatro, quello accorso invece per Federico Buffa, il giornalista sportivo di Sky, protagonista de “La milonga del fútbol”: accompagnato dagli interventi musicali del pianista Alessandro Nidi e della cantante Mascia Foschi, ha raccontato nel suo personalissimo stile, la storia di tre miti del calcio argentino Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona; nel pomeriggio invece Cesare Bocci, insieme all’ensemble Mercadante, aveva dedicato un omaggio raffinato e coinvolgente a Lucio Dalla. Il fine settimana “Tra Oriente e Occidente” si è concluso con un’altra novità del XXI Festival: nel Parco della Biodiversità la cultura millenaria indiana è stata la protagonista di “A piedi nudi nell’erba” con il guru Vincenzo Bosco, allievo in India di Sathya Sai Baba.
Per il rush finale, il XXI Festival d’autunno ha infine dedicato una tre giorni a Napoli e alla sua musica, presentata in più declinazioni: dal musical dei record “Mare fuori” che ha entusiasmato il pubblico del Teatro Politeama, sold out per l’evento, alla canzone tradizionale partenopea protagonista di “Accarezzame” a cura dell’Orchestra Sinfonica Brutia diretta da Francesco Perri e dei cantanti Antonio Francesco Conti e Giada De Luca, con la regia di Luca Mazzei; a quella del ‘700 raccontata da Maria Primerano nell’incontro su Giovanbattista Pergolesi e il suo tempo; alla conclusione originale e sorprendente affidata al concerto del duo Ebbanesis, che ha rivisitato in chiave contemporanea, con una forte dose di ironia, il patrimonio musicale napoletano.
L’ultima giornata, infine, ha contemplato oltre al concerto di Irene Grandi, anche l’aperitivo–concerto con Januaria, già vincitrice dell’ultima edizione del talent “Next Music Generation”, dedicato dal Festival d’autunno alle nuove leve della musica.
«La grande festa che ha concluso questa edizione – ha affermato il direttore artistico Santacroce -, ha suggellato un cartellone ricco, che ha coinvolto un pubblico ampio e variegato. È innegabile che il Festival d’autunno si sia caratterizzato nel tempo proprio per l’originalità, l’elevata qualità e la trasversalità dell’offerta e, quindi, del suo pubblico. I numeri social in aumento, così come le “impression” sul sito ufficiale, hanno confermato la bontà della scelta dei venticinque appuntamenti proposti, uniti dalle “Connessioni” che hanno fatto da sottotitolo a questa edizione: quelle tra culture, popoli, generi musicali, tradizioni, ma anche quelle che permettono alle persone di unirsi tra loro, di condividere esperienze e celebrare e approfondire la ricchezza della diversità culturale».