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Avatar, nuovo singolo e video per la svolta dei Nimby

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Avatar, nuovo singolo e video per la svolta dei Nimby

CATANZARO – Rappresenta una nuova svolta compositiva, Avatar, sia perché è un pezzo scanzonato che si ascolta con piacere, sia perché al tempo stesso contiene una tematica comune a tutti – chi più chi meno -, e segna di fatto il passaggio da una composizione contemplativa a una composizione sociale. È così che i Nimby introducono il loro nuovo singolo, “Avatar” appunto, uscito lo scorso 1 dicembre, e oggi presente anche su Youtube con il video, realizzato da Raffaele Rotundo e mostrato in anteprima ai presenti al Museo del rock, che hanno riempito la sala adiacente e quella dove la band ha presentato il brano eseguendolo dal vivo.

Ma facciamo un passo indietro: i Nimby – acronimo di Not in my back yard – sono una band che nasce intorno al 2009, con lo sguardo rivolto alla psichedelia, al post-punk e al garage rock. Della formazione originale sono rimasti solo i due fondatori, Tommaso La Vecchia – frontman e chitarrista -, e Aldo Ferrara, alla chitarra. Insieme a loro, oggi, Vins Perri alla batteria – entrato a far parte dei Nimby nel 2020  – e la new entry, Manuel Grandinetti al basso.

Due album all’attivo – “Not in my back yard” (2013) e Nimby II (2018) -, la band si è sempre dedicata, come si diceva a testi «surreali, visionari e contemplativi», ma con Avatar qualcosa è cambiato.  È un brano post-punk scanzonato e pungente che esplora il rapporto con i social media in chiave ironica e pura energia rock: il digitale «tende a ipnotizzare le nostre menti, a ridurre quello che viviamo come se fossimo continuamente davanti ad uno specchio magico e a diffondere odio collettivo e disprezzo nei confronti di noi stessi. La domanda è: riusciremo a gestire il nostro avatar senza rimanerne fagocitati?».

«Abbiamo cercato di descrivere alcune situazioni sociali che potrebbero anche avere degli aspetti drammatici – è stata la spiegazione di La Vecchia – , ma lo facciamo  con una certa leggerezza, una certa ironia, senza prenderci troppo sul serio. Anche perché crescendo, si sente il dovere di comunicare qualcosa, e per farlo non bisogna avere una postura troppo impostata».

Avatar, va detto, è un’anticipazione del nuovo disco dei Nimby, che – ci hanno assicurato – uscirà nel 2024: «contiamo di farvi sapere presto in merito, che forma avrà – ci ha detto Ferrara – . Al momento ci concentreremo singolo dopo singolo per farvi assaggiare questa stagione compositiva». Tra qualche mese uscirà il prossimo singolo, insieme al prossimo video. Nel frattempo ci sarà qualche esibizione, fuori regione.

Alla presentazione di Avatar c’era ovviamente anche l’ultimo arrivato, Manuel Grandinetti: «Inserirmi nel gruppo è stato molto semplice – ha raccontato – Siamo stati fortunati a prenderne parte, ci siamo trovati sia dal punto di vista personale che da quello musicale. Credo che la cosa più importante sia di esserci trovati bene prima di tutto come persone: abbiamo creato oltre una band, siamo unitissimi, ci vogliamo bene e abbiamo il piacere di stare insieme».

«È verissimo, questo ci ha dato sul palco una spinta fortissima, è stata una grande motivazione avere persone che vogliono bene alla musica e che tra di noi ci sia affetto – gli ha fatto eco La Vecchia -. Credo sia la cosa più importante di ogni percorso, soprattutto per noi che abbiamo avuto nei tredici, quattordici anni dei Nimby tanti musicisti che hanno suonato con noi, ed è sempre rimasto qualcosa, non è semplicemente suonare, ma vivere».

«Si tratta di camminare insieme, con le note – ha aggiunto Ferrara -. Siamo un gruppo che nasce dal post punk, è molto importante cercare di unire l’esigenza dello spettacolo con un’esigenza interiore: l’autenticità per noi è fondamentale come nella cultura di ciò che è avvenuto nel post punk. Siamo contenti di viverci pienamente quest’esperienza».

«In qualche modo “Avatar” parla un po’ anche di questo – ha spiegato ancora La Vecchia -, in maniera periferica rispetto al suo tema centrale, ma c’è questo Avatar che è più di noi e in quanto tale, noi arriviamo dopo, dopo tutti i nostri rapporti e le nostre relazioni e siamo più soli. Questo è il grande rischio che emerge nella poetica, nel pezzo. Non è un voler essere retrogradi e non voler accettare determinati cambiamenti, però questo è uno di quelli che vanno seguiti: non è un cambiamento che puoi lasciare libero così senza rifletterci, perché finisce che ti guardi indietro e ti rendi conto che era meglio pensarci prima, a certe cose».

«Ci auguriamo di portare il nostro messaggio alle nuove generazioni – ha concluso Ferrara -, in Italia è molto importante ricucire il rapporto con le nuove generazioni rock, per noi, c’è anche una funzione sociale del gruppo rock: far capire che è ancora importante stare insieme, mettersi in gioco l’uno con l’altro, e creare una realtà sociale come quella della band. Per noi la forza della band è ancora un mistero da portare avanti e da sponsorizzare:  noi suoniamo anche perché ci rendiamo conto che è troppo bello stare insieme e suonare cose nostre, autentiche».

Avatar, il video

Un altro videoclip musicale porta la firma di uno studente dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Dopo i lavori realizzati per Al the Coordinator e per  Santateresa, questa volta sono stati i Nimby, altro gruppo calabrese, ad avvalersi delle capacità artistiche di un giovane illustratore dell’Aba. Si tratta di Raffaele Rotundo che ha firmato il videoclip animato dell’ultimo singolo della band rock catanzarese dal titolo “Avatar”.

«Il video è realizzato interamente in frame by frame – ha spiegato Rotundo -. Mi sono mantenuto su 15 frame al secondo e non sullo standard dei 24 perché mi piaceva l’idea di far vedere lo scatto tra un frame e l’altro, proprio per restituire la sensazione di un lavoro manuale marcando così la differenza rispetto a una realizzazione magari attraverso l’Intelligenza Artificiale. Volevo conservare, per così dire, il tocco umano. È stato un lavoro molto lungo, diversi mesi e una cosa che mi piace molto evidenziare è che in questo video si vede proprio la mia evoluzione tecnica nel processo di animazione: ma mano che si va avanti nella riproduzione, si percepisce una consapevolezza tecnica sempre maggiore».

Un lavoro, quello di Rotundo, costruito sulla base delle competenze acquisite in Accademia nei corsi legati alla Scuola di Grafica e Illustrazione: «A livello compositivo e conoscenza dei programmi, è stato fondamentale il mio percorso in Accademia».

«Senza la formazione che ho ricevuto, sarebbe stato estremamente complicato mettere insieme tutte le competenze necessarie a realizzare un prodotto del genere che fonde illustrazione, grafica, animazione e tanti altri aspetti tecnici e artistici. Come lavorare sui dettagli comunicativi: la scelta di un font anziché di un altro, per esempio, o la scelta di un colore e non di un altro. Insomma, senza l’Accademia avrei fatto molta più fatica a realizzare un prodotto del genere».

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